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Post 183 - L’incendio di Aune

  Dopo l’occupazione nazista nel settembre del 1943, la provincia di Belluno venne separata dalla Repubblica Sociale Italiana. Venne creata una vera e propria sfera di influenza tedesca chiamata ‘Alpenvorland’, annessa direttamente alla Germania nazista. Nello stesso periodo peraltro la Repubblica Sociale Italiana prese in considerazione di spostare la sede amministrativa del nuovo governo proprio a Belluno (ci torneremo con un articolo in futuro), opzione successivamente scartata in favore di Salò. Da quel momento in provincia iniziarono a pullulare movimenti antitedeschi, e con essi iniziarono le esperienze partigiane di chi non volle sottostare al giogo nazista. Anche in questo contesto, fatto che fu comune un po’ in tutta la Resistenza italiana, furono gli ex ufficiali dell’esercito sbandato a disciplinare i giovani ai futuri combattimenti partigiani, dando così forma ai “Nuclei Volontari della Libertà”. Uno dei punti di riferimento nelle Vette Feltrine era proprio Àune, una piccol
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Post 182 - La beffa di Baldenich

Nel giugno del 1944 presso il carcere di Belluno, a Baldenich, si compiva una delle più importanti operazioni della Resistenza bellunese, destinata a passare alla storia come la “Beffa di Baldenich”, durante la quale le forze partigiane riuscirono a liberare una settantina di prigionieri politici senza sparare un singolo colpo. Gli 80 anni dal giorno in cui venne condotta, il 16 giugno 1944, cadono proprio oggi. Foto 1: Profilo di Mariano Mandolesi, tratto da un manifesto realizzato da Eronda nel 1945 che riproduce i volti dei membri del Comando Piazza di Belluno. In quel mese del ‘44, presso il carcere di Baldenich si trovavano infatti numerosi prigionieri politici incarcerati perché coinvolti nella lotta partigiana, chi come oppositore politico o collaboratore, chi come combattente in armi nelle formazioni partigiane. Fra questi ultimi c’era Francesco Pesce (nome di battaglia “Milo”), ex capitano dell’esercito e un prigioniero importantissimo, perché responsabile del comando militare

Post 181 - Eppure battono alla porta, il racconto di Dino Buzzati e gli spiriti di Gron

Eppure battono alla porta : il racconto di Buzzati e le superstizioni fluviali di Gron. Con un saggio antropologico di Angela Nardo Cibele

Post 180 - I pellegrini d'Alpago a Follina

  I PELLEGRINI D’ALPAGO A FOLLINA «Eccezionale rimane sempre nella storia del santuario di Follina, per folklore e per pietà, il pellegrinaggio della regione dell’Alpago, con i suoi cinque comuni di Chies, Farra, Pieve, Puos e Tambre» [1]. ABBAZIA DI SANTA MARIA DI FOLLINA Poche ed incerte sono le notizie sull’origine del monastero di Follina. Le prime testimonianze si hanno alla fine dell’XI secolo quando i Benedettini si stabiliscono in una casa-abitazione vicino ad una chiesa, dove era situato il simulacro di una Madonna con Bambino [2]. In seguito, una comunità di monaci cistercensi arriva a Follina tra il 1146 e il 1150, diventando di fatto così la prima fondazione dell’ordine in area veneta. Tra la fine del XIII e il XIV secolo grazie a lasciti, acquisti e donazioni, tra cui quelle dei signori Da Camino, l’abbazia vive il suo massimo splendore, cui segue un periodo di recessione e perdita di importanza, culminante nella soppressione dei Cistercensi di Follina, nel 1448.  L’abbazi

Post 179 - Casa

  In questa puntata della nostra rubrica dedicata ai vari idiomi della provincia parliamo della parola ‘casa’. Vi stupirà forse vedere quanta variabilità fonetica, ovvero quante diverse evoluzioni dei suoni del parlato, si possano trovare anche in una parola così semplice, che deriva da una radice comune: il latino volgare casa ( m ) , che in latino classico significava ‘capanna’, ‘abitazione rustica’. Come si può vedere dalla cartina, nel veneto settentrionale della Val Belluna e nel ladino-veneto di Zoldo e Basso Agordino si ha la forma più vicina a quella latina: casa , uguale all’italiano, con la caduta della -M finale e la sonorizzazione della -S- (che però nell’italiano standard è sorda). Fin qui tutto semplice. Case di Fornesighe Casa di Paderno. La cosa si complica nelle varianti ladine. Qui è avvenuto un ulteriore passaggio comune: la ‘palatalizzazione’ del suono C- “duro” davanti ad A nella C- “dolce” (dell’italiano ‘ciao’).  L’ipotesi più probabile colloca questa evoluzione