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Visualizzazione dei post da marzo, 2025

Post 208 - Vecia Popa

  ITALIANO Oggi ricordiamo una tradizione delle nostre zone di questo periodo: la Mezza Quaresima con la Vecia Popa . In Agordino questa tradizione è ancora ben viva ad Agordo, dove ogni anno, sul Broi del centro, viene bruciato un fantoccio alto circa 5 metri, allestito e vestito da vecchia, con talvolta qualche accessorio che richiama eventi dell’anno trascorso (si pensi, ad esempio, alla versione con la mascherina dopo il Covid!). La voce popolare dice che la vecchia venga dalla Val de Frela (presso Parech), ma di certo sappiamo viene preparata con perizia dai volontari del Comitato Vecia Popa. 1.  2017, mascherata del carro di Le Ville _ mascherada del ćar da le Vile Questa “grande vecchia", trasportata per strada su ruote, è accompagnata da carri con bambini e persone mascherate in festa provenienti dalle varie frazioni di Agordo, in particolare dal centro (La Pief), Rif, Pragrande e Le Ville, che sfilano per la piazza, accanto al Broi e, una volta arrivati davanti al mun...

Post 207 - Zia, zio

  Questa puntata della rubrica ‘bada a come parli’ sarà un po’ diversa dal solito: siccome le varianti per “zio” e “zia”, tema di oggi, sono numerosissime e molto eterogenee, ci soffermeremo meno sulle particolarità fonetiche di ciascuna variante.  Coglieremo invece l’occasione per approfondire le etimologie, e per  ri-diffondere la conoscenza di termini che purtroppo stanno uscendo dall’uso in diverse zone. Il caso di ‘zio’ è abbastanza lineare: in tutti gli idiomi della provincia è diffusa la variante barba ( barbä in Comelico Superiore).  Da dove viene questa parola? Se avete pensato alla barba del viso avete indovinato: l’ipotesi ricostruttiva più accreditata è quella che vede il passaggio di significato attraverso l’idea di “uomo con la barba” – adulto quindi – come “uomo autorevole”, e quindi, in ambito familiare, “zio”. In Ampezzo, però, la variante più diffusa per “zio” è babo , da associare all’italiano ‘babbo’. E per spiegare l’etimologia di questa parola è...

C4 - Tar-kashi: un'arte indiana in Ampezzo

  Il tar-kashi è una tecnica di artigianato artistico che prevede la creazione di oggetti di legno decorati con inserti, generalmente geometrici, di madreperla, metalli e altri materiali preziosi [foto 1]. Rientra nel novero delle “arti applicate”,  cioè quelle che, contrapposte alle “belle arti”, sono volte alla realizzazione di oggetti sì funzionali, ma anche esteticamente gradevoli. Si tratta quindi di opere non finalizzate alla pura ricerca del bello, ma realizzate sempre con uno scopo pratico. Immagine 1: Zoom Foto (anni 2000). Dettaglio di ripiano di tavolino eseguito da Giuseppe Lancedelli “Iéza” (1919/1936). Proprietà fratelli Lancedelli “Iéza” . In P. GIACOMEL, Tar-kashi 1881. Storia di un’arte indiana a Cortina d’Ampezzo , Cortina d’Ampezzo, 2008, p. 58. Questo in generale sul tar-kashi: ma cosa c’entra quest’arte, dal suono ben poco ladino, con una valle dolomitica? Nella seconda metà dell’Ottocento Ampezzo stava vivendo un rapido sviluppo. A partire dagli anni ‘60 ...