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Visualizzazione dei post da febbraio, 2025

Post 206 - I ronfioni e le fonti folkloristiche dell’immaginario buzzatiano

  Abbiamo già parlato di Dino Buzzati su CRODAp ( Post 181- Eppure battono alla porta. Il racconto di Dino Buzzati e gli spiriti di Gron ), e delle possibili fonti popolari e folkloristiche alla base delle sue opere. Oggi vi racconteremo di uno degli ex-voto contenuti in I miracoli di Val Morel : I ronfioni . I miracoli di Val Morel (1971) è l’ultima opera di Dino Buzzati, il suo testamento stilistico e tematico, la conclusione di una vita creativa. Si trovano tutte le tematiche affrontate e gli strumenti sperimentati dall’autore: è un’opera che racchiude disegni, didascalie, prosa, forme più o meno varie di poesia e di resoconti giornalistici. Il libro è un insieme di narrazione – inizia con l’autore che, prendendo ispirazione da Manzoni, dichiara di aver trovato un antico manoscritto contenente le tavole che compongono il libro – e disegni, tecnica sperimentata per la prima volta con La famosa invasione degli orsi in Sicilia , e approfondita nel criticato e mal recepito Poema a ...

C3 - Riccardo Alfaré. L’architetto della Belle Époque di Belluno

  Riccardo Alfaré nasce a Belluno il 19 novembre 1882 da genitori di origini comeliane: il padre – Sebastiano – è di Candide, mentre la madre – Eugenia Faustini – è di Casamazzagno. Nel 1899 si diploma alla Scuola Tecnica “Catullo”, tra il 1906 e il 1909 è all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove ottiene la licenza di professore di disegno architettonico, mentre solo nel 1928 si iscrive all’Ordine degli Architetti di Venezia. Sin dal primo decennio del Novecento Alfaré inizia la sua attività professionale a Belluno, nonostante il titolo acquisito all’Accademia lo abiliti formalmente al solo insegnamento e non alla pratica professionale. Fresco della lezione appresa a Venezia, dove in quegli anni lo stile eclettico si unisce con richiami all’architettura del Rinascimento, Alfaré diviene in breve tempo uno degli architetti preferiti dalla committenza bellunese. La maggior parte delle commissioni di quegli anni si concentrano tra il centro storico e la stazione, testimoniando come...

Post 205 - Segatura

  Passate le feste, l’albero di Natale va disfatto (se ve lo siete persi, il nostro ultimo “Bada a come parli” era dedicato proprio all’abete che si usa per Natale). E di certo non si butta mica via: lo si sega in pratici e regolari segmenti destinati alla stufa, dopo regolare stagionatura, beninteso. Ecco perché ci pareva opportuno trattare oggi la parola ‘segatura’, dato che peraltro è stagione di legna. Per tutte le varianti della provincia, tranne un’eccezione che vedremo alla fine, la radice è il verbo latino secare (segare), al participio passato: secatum . A questo si è aggiunto il suffisso - icium , che è lo stesso per esempio delle parole italiane ‘molliccio’ o ‘alticcio’. Come punto di partenza abbiamo quindi un ipotetico * secaticiu(m) . Cominciamo con i ladini agordini, per mostrare alcuni fenomeni fonetici che comunque riguardano anche le altre varianti. Una prima evoluzione, comune anche alle altre varianti, è la sonorizzazione di -C- e -T-, che trovandosi tra vocali ...