Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da ottobre, 2023

157 - Il castelliere di Noal

  Noàl è un piccolo abitato in comune di Sedico il cui toponimo ha origine latina: “ Ager novalis ”, ovvero una terra appena dissodata, in precedenza incolta e recentemente ridotta a coltura. È sede di uno splendido sito archeologico scoperto nel 1986 in occasione di scavi abusivi da cui emersero reperti archeologici di epoca variabile dalla protostoria al Medioevo.  Con un ventennio di successive campagne di scavo è stata indagata un’area fortificata e rialzata di forma ellittica, orientata nord-sud, di circa 3400 m 2 (mezzo campo da calcio). Ai due poli dell’ellisse, (A) a nord e (B) a sud, si trovano due rilievi artificiali di forma troncoconica: due colline molto ripide dalla cima spianata; sul lato est una scarpata naturale, e per finire a ovest un massiccio terrapieno (C): questi elementi difensivi contornano un’area centrale dove sorgevano diverse strutture insediative ed artigianali.   Illustrazione di ipotesi ricostruttiva del sito. Disegno di F. Tormen, dal sito https://cast

Post 156 – Longarone Ricostruita

  «Longarone ha perduto sé stessa due volte. Nella tragedia e nella ricostruzione.» Pier Luigi Cervellati commentava con queste parole i risultati di un quindicennio di cantieri [1]. Ma come mai lo studioso – docente di architettura e urbanistica all’Università di Bologna e allo IUAV di Venezia – arrivava a una sentenza tanto forte? Addentrandoci nelle vicende della ricostruzione longaronese, possiamo renderci conto della fondatezza delle sue parole.  Per iniziare, facciamo qualche passo indietro. Dopo il disastro del Vajont, Longarone è obliterata: sulla propria traiettoria l’onda non ha risparmiato nulla. Si fa presto ad elencare precisamente le esigue parti superstiti: l’ultima parte di Via Roma con il municipio, il Borgo dei Murazzi che sale di quota e l’abitato di Roggia. Nel resto di quello che era stato il paese, l’apporto di detriti ha coperto anche le fondamenta dei palazzi distrutti, tanto da far sembrare Longarone una brulla piana dove non è mai esistito nulla. Il 90% del pa

Post 155 - Col Praoi, un sito d’altura neolitico

  Quando si parla di Neolitico nel territorio del Bellunese, ci si ritrova con pochi dati, spesso non ben compresi. I pochi siti o reperti sporadici studiati e pubblicati ad oggi risultano di difficile interpretazione e spesso si tratta di un’interpretazione sommaria e sbrigativamente contestualizzata. I dati di maggiore precisione e di facile lettura provengono da quei pochi siti indagati stratigraficamente, come il già citato Bus del Buson a Belluno (post 125), i ripari di Lamen (post 113) e il riparo del Mandriz a Selva di Cadore.   Ricostruzione di Col Praoi. Disegno di D. Maoret, 2000. Un altro sito risulta interessante, ma purtroppo la sua esplorazione archeologica si è limitata alla sola ricognizione di superficie ad opera di due importanti realtà associative locali: Il Gruppo Archeostorico Cesiolino, rappresentato da N. Barp e D. Maoret, e gli Amici del Museo di Belluno, nelle figure di C. Mondini e A. Villabruna. La scoperta è avvenuta dopo delle arature del pianoro, portando