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Visualizzazione dei post da novembre, 2022

Post 123 - Sotto il regno dell’Antelao 1/2

  Il monte Antelao con i suoi 3264 m s.l.m. è la seconda cima delle Dolomiti ed è perciò detto Re delle Dolomiti. Ripercorrendo la storia del suo regno, però, si riscontra tristemente come sia stato in molte occasioni re funesto e inclemente verso i sudditi insediati ai suoi piedi. Si racconta, ad esempio, che il leggendario paese di Villalonga, composto di una lunga colonna di piccoli paesi che si rincorrevano l’un l’altro da Vinigo a San Vito, sia stato sepolto dallo spietato Re delle Dolomiti il 25 gennaio 1348 a seguito di un violento terremoto che avrebbe causato la caduta di svariate frane. Lasciando alla leggenda le tristi vicende di questo curioso villaggio, ciò che è certo è che l’abitato di Borca di Cadore e le ville vicine sono state più volte vittime di frane che hanno portato con sé distruzione e morte.  Monte Antelao, fotografia di Riccardo Masut Un primo evento disastroso si colloca nel 1730 quando una frana coinvolse l’abitato a nord di Borca e spense le vite di 52 per

Post 122 - La Spagnola a Sovramonte (1918-1919)

  La storia di oggi parte da un voto. «In vista della terribile strage che mena in mezzo alle popolazioni la nuova malattia chiamata febbre spagnola che ha falciato oltre 150 vittime in un mese in questa parrocchia, terrorizzati dallo spavento dello spettro della medesima, i parrocchiani di Sovramonte hanno deciso di mettersi sotto la protezione di S. Rocco». Il voto a San Rocco, sottoscritto nel novembre 1918, parla di «oltre 150 vittime in un mese» - probabilmente tra ottobre e novembre – a causa di quella che viene riconosciuta come «febbre spagnola». Si tratta di un manoscritto che attesta esplicitamente l’avvento dell’influenza spagnola nel comune di Sovramonte.   Documento dattiloscritto allegato al voto, archivio parrocchiale di Servo, 1919 I primi segni dell’epidemia nel comune si riflettono in un avviso prodotto il 16 maggio 1918 dal sindaco D’incau, che segnala per la prima volta ai cittadini di Sovramonte un rischio di «malattia infettiva e contagiosa»: «D’ordine del comando

Post 121 - Tradizioni mortuarie ampezzane

  Ogni cultura ha sviluppato usanze e rituali per accompagnare i propri defunti nel regno oltremondano, e le nostre comunità di montagna non sfuggono certo a questa regola. In Ampezzo la dipartita di una persona era nella maggior parte dei casi annunciata con un certo anticipo: il segno più tangibile era il passaggio del sacerdote che portava il viatico al morituro, ma anche il gracchiare del corvo sul tetto di una casa era considerato presagio che la famiglia che la abitava avrebbe presto patito un lutto. Quando la morte infine sopraggiungeva, si attivava un complesso e rigoroso rituale, affidato, più che ai parenti del defunto, alla “prima vejinanza” , ossia i vicini più stretti dell'estinto. Il cadavere veniva innanzitutto predisposto per la camera ardente, che era di regola la stua (cioè il salotto) della casa; se si trattava di un uomo o di una donna sposata il vestito era nero, bianco invece per quelle nubili; spesso il cadavere veniva lasciato scalzo, i piedi coperti solo d